Feste quinquennali dell'Assunta
Foza: la festa quinquennale dell'Assunta
Si ringrazia per la collaborazione Roberto Martini del Circolo Filatelico di Asiago
Per maggiori informazioni visitate www.foza7comuni.it/pagina-feste-quinquennali
Veneto tra storia e leggenda
Più oltre trovasi il comune di Foza, lungi da Asigliago 5 miglia, minore d’ogni altro, per esser d'intorno a fuochi 250 ed anime 1200; dotato dalla natura di uomini di più formosa statura e di maggior fortezza degli altri, che da fazione sono al numero di 400; e perchè i loro terreni, come posti in erte e rovinose rive, bene spesso dalle pioggie ed acque che cadono dalla sommità dei monti, sono rovinati; e per ordinario rendono solamente qualche poco di segale e vene; né essendo il luogo punto mercantile, si danno gli uomini all’arte pastorale, avendo pecore; ed essendo ristretti di pascoli, si vagliono (essendo fuori) dell’altrui paese, secondo le stagioni de’ tempi; e nel resto vivono de’ loro sudori, tagliando legnami.
Rappresenta anco questo piccolo comune, più piccolo degli altri, con le case di minor forma, ma però in quella stessa degl'altri comuni edificate e situate, un picciol borgo ed altre case sparse per sue terre, convenienti alla comodità del luogo, che, molte volte rovinato dall’acque, resta in tanta siccità e sterilità, che gli uomini, in certa stagione, per vivere sono necessitati a servirsi degli scoli di latte in luogo di acqua, facendovi anco le polente, cibo proprio e particolare di genti montanare.
Oltre che sono gl’infelici sforzati d'andar molte miglia lontano a macinare, essendo affatto privi di molini; ed in somma le biade non bastano a più che quattro mesi dell’anno.
da: Francesco Caldogno
Relazioni delle Alpi Vicentine e de’ passi e popoli loro
Le feste quinquennali
Già agli inizi del quattrocento, attestano i documenti, la chiesa di Foza, oltre a festeggiare ogni anno il giorno della sagra o della sua consacrazione, festeggiava pure con particolare solennità la festa dell’Assunta o della sua patrona. Ed era festa particolarmente sentita, anche per la presenza in paese dei pastori di ritorno dalla transumanza.
Ma di nessuna di queste feste siamo documentati circa le ragioni della loro istituzione, come di quella che diede inizio alla cosiddetta "Festa Quinquennale dell’Assunta". Era l’anno 1836 e nel Veneto infieriva il colera. Nei paesi vicini della Valle, ma anche in quelli dell’Altopiano, la morte bussava ogni altro giorno alle porte delle case, cogliendo e portando via improvvisamente le persone più abili e robuste. Molte famiglie di parenti e conoscenti erano nel pianto e nella disperazione... In simili circostanze era normale che anche la comunità di Foza, in preda al panico, guardasse in alto e cercasse scampo nella sua Madonna...
E la comunità, dice la storia, venne prodigiosamente risparmiata dalla sciagura. In segno di riconoscenza, promise allora di festeggiare la Madonna, recandone ogni cinque anni l’antica immagine dalla chiesa parrocchiale sino all’oratorio di San Francesco. La prima solenne processione votiva ebbe luogo, dicono i documenti della storia, il 10 settembre 1837. Da allora, di quinquennio in quinquennio, fedeli al loro impegno di devozione all’Assunta, i fozesi non mancheranno di onorare la loro Madre celeste, in una cornice ormai tradizionale di manifestazioni anche esterne, sempre più vive e coinvolgenti. La solennità, ricorda un parroco all’inizio di questo secolo, è sentita e preparata per tempo, soprattutto spiritualmente, con un ottavario di predicazione e di preghiere.
Si tratta di un avvenimento comunitario cui tutti, grandi e piccoli, ricchi e poveri, partecipano con la più grande disponibilità anche materiale ed economica. A partire dagli inizi di questo secolo, o meglio, dalla prima festa quinquennale del primo dopoguerra, si assiste ad un crescendo incessante di manifestazioni anche culturali e folcloristiche, intese a rendere l’avvenimento straordinario ancora più festoso e attraente. A partire dal primo decennio dell’ultimo dopoguerra, torneranno anche in massa, i cari emigranti e la festa quinquennale diventerà per molti di loro l’appuntamento più importante e significativo con la propria terra di origine e con le proprie radici anche religiose. Così, negli ultimi quinquenni, la festa dell’Assunta può ormai definirsi, tout court, senza tema di esagerare o di essere smentiti, la festa degli emigrati, la festa del ritorno.
- Tratto da Franco Signori - Foza una comunità una storia -
Origine delle feste quinquennali in onore della Vergine Assunta
È sempre utile alla nostra fede ricordare le origini della Festa Votiva. Riportiamo in proposito, quanto ha potuto raccogliere il compianto Contri Cav. Giovanni, le cui ricerche storiche sono state gentilmente consegnate l’archivio parrocchiale di Foza dai familiari, che ringraziamo sentitamente.
Nell’anno 1836 il colera infieriva nel Veneto, mietendo vittime a non finire. La popolazione di Foza, visto che la pestilenza si awicinava sempre di più, in preda alla costernazione, si rivolsero al proprio Parroco, don Marco Faganello, nostro concittadino, invitandolo ad indire pubbliche preghiere alla Vergine Assunta, molto vene-rata a Foza, per ottenere la grazia di essere risparmiata dal terribile male.
La Vergine, con tanta fede invocata, esaudì le ardenti preghiere dei nostri antenati e quel morbo, che aveva mietuto tante vite nei paesi limitrofi, risparmiò Foza.
Tante memorie aleggiano intorno a quella terribile pestilenza. Basti ricordare che a Valstagna furono portate in Municipio 7 chiavi di altrettante case, i cui abitanti morirono tutti di colera.
Non pochi ammalati furono abbandonati al loro triste destino perché i sani avevano paura di contrarre il male. La febbre e la sofferenza procuravano una sete ardente e la mancanza d’acqua rendeva lunga e penosa l’agonia.
In segno di riconoscenza per la grazia ricevuta, il Popolo di Foza promise di festesteggiare in modo particolare, ogni cinque anni, con la massima pompa la Vergine Assunta, portando in processione la Statua della Vergine dalla Chiesa Parrocchiale fino all’oratorio di San Francesco. La promessa fu mantenuta e, da allora, le grandi Feste in onore dell’Assunta si sono regolarmente ripetute. Il voto fatto venne sciolto la prima volta il 10 settembre 1837, salendo il colle di 5. Francesco con la Venerata immagine.
Il Comune di Foza ne diede così l’avviso il 3 settembre 1837: «Nel giorno 3 settembre 1837 avrà luogo nella Chiesa Parrocchiale di Foza un oliavano in onore di Maria SS. ed in ringraziamento di essere stati salvati, lo scorso anno 1836, dal colera Asiatico, quantunque circondata da tale spaventosa malattia. Nel giorno 10 di questo mese avrà luogo una solenne e pomposa processione colla miracolosa immagine della Madonna fino all’Oratorio di 5. Francesco, accompagnata da scelta musica.
Postrati, pertanto ai vostri santissimi piedi, Gran Regina dei Cieli, scelta dagli antenati per nostra Avvocata, per nostra Madre, per nostra particolare Protettrice Vi preghiamo di aiutarci.
In Voi sola confidiamo ed a Voi sola raccomandiamo le nostre future felicitadi».
Da quella data, la Vergine Assunta fu sempre solennemente festeggiata ogni cinque anni; unica eccezione il 15 agosto 1916, quando, per l’infuriare della Prima Guerra Mondiale, la popolazione del nostro Paese dovette abbandonare la propria casa per recarsi, profuga e dispersa, nelle più lontane contrade d’italia.
Tra pochi giorni si ripeteranno le Feste quinquennali e già da tempo si sta lavorando allo scopo, per non essere da meno dei nostri Padri. Dal lontano 1836 ad oggi, Foza ha offerto annualmente fieno e formaggio allo scopo di accantonare fondi per sostenere le spese che tali Feste comportano. Le offerte del fieno e del formaggio da parecchi anni sono state sostituite da offerte in denaro e la popolazione è sempre generosa come un tempo.
A questo punto, considerato che in questa nota si è parlato del colera, credo opportuno raccontare un fatto successo in quel tempo a Foza, riguardo alla morte di un boscaiolo.
Nel bosco vicino allo «Staich», attualmente di proprietà dei Fratelli Cappellari, un uomo tagliava legna di faggio in piccoli tronchi, la riuniva in apposite piazzole (»Ere») e, dopo averla accatastata in mucchi (»Poggiati»), ne faceva carbone. Colto da un malore improwiso, con forti dolori allo stomaco e vomito, mandò a chiamare il medico, che arrivò sul posto, tenendosi il più lontano possibile per paura che si trattasse di colera. Egli osservò il malato, gli fece alcune domande e, alla fine, estrasse dalla sua borsa una scatoletta di pasticche. Ne diede una al boscaiolo dicendogli: «Prendila subito. E` una medicina che di certo ti gioverà molto. Non preoccuparti, in fondo, è una cosa da poco; guarirai presto».
Il malato, che giaceva coricato in un misero lettuccio, rincuorato dalle parole del medico, fece subito quanto gli era stato detto. Di li a poco fu colto da dolori fortissimi e in breve spirò.
Alcuni dissero che la morte del boscaiolo fu dovuta a colera, altri affermano che si trattò di una semplice indigestione.
Da quale parte stesse la verità, non ci è dato si sapere e mai più si saprà.
Qual boscaiolo era un Lunardi della Contrada Gavelle, parente, a mio awiso, di Lunardi Vincenzo. Contini cav. Giovanni
notizie gentilmente fornite da Giovanni Munari
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